Il popolo Waorani (Huaorani)

 
Protagonista del conflitto petrolifero dell’Amazzonia Ecuadoriana

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Queste sono le foto, che ritraggono il popolo Waorani in azioni di caccia, le mappe satellitari del Parque Yasunì. Tratte da http://www.saveamericasforests.org/Yasuni/
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Sviluppo nella foresta?
Le popolazioni indigene stanno ingaggiando una dura battaglia nell’intento di impedire che la globalizzazione economica distrugga la loro cultura e occupi i loro territori. Gli idrocarburi e il legno dei loro boschi sono necessari per il proseguimento della crescita economica nei paesi del nord, a migliaia di chilometri di distanza dalle loro comunità. Una crescita che, tra l’altro, non esclude lo spreco e il consumismo smisurato. Inoltre, lo sfruttamento di queste risorse trasforma la vita della foresta in desolazione. La biodiversità scompare e le popolazioni perdono i loro mezzi di sussistenza. Milioni di ettari si trasformano in questo modo in cimiteri dello sviluppo. Il bacino amazzonico è l’esempio estremo di questa situazione.
Per le popolazioni indigene la foresta è un luogo sacro perché conserva la loro storia, lo spirito dei loro antenati e migliaia di forme di vita. Per tale ragione desiderano che i loro figli ereditino la responsabilità di preservarla. Lo stesso obiettivo si pone il popolo waorani dell’Amazzonia ecuadoriana che da decenni lotta per sopravvivere alla presenza delle compagnie petrolifere.

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Cultura e biodiversità nel Parco Nazionale Yasuní (PNY)

Il popolo waorani comprende 2500 persone, organizzate in 38 comunità che vivono nelle province di Orellana, Napo e Pastaia, nella regione amazzonica situata tra i fiumi Napo e Curaray, di cui fa parte anche il Parco Nazionale Yasuní (1). Dividono il territorio con i popoli Tagaeri e Taromenane, di cui sopravvivono appena 400 persone che hanno deciso di evitare il contatto con altri gruppi umani.
I waorani sono tradizionalmente un popolo di guerrieri. Sono sopravvissuti con la caccia, la pesca, i raccolti e l’agricoltura itinerante (2). Sono entrati in contatto con il resto del mondo tardivamente e, per tale ragione, sono chiamati “Aucas”, che in lingua quechua significa “persona della foresta” (3). Il loro metodo di sussistenza, di organizzazione sociale e la loro visione del mondo sono considerati un modello sorprendente di adattamento all’ambiente amazzonico.
L’antico territorio comprendeva circa 2 milioni di ettari. Nel 1979, la creazione del Parco Nazionale Yasuní ne inglobò 982 mila. In seguito, negli anni Novanta, lo stato dell’Ecuador riconobbe legalmente come territorio waorani 716 mila ettari di quel terreno. Allo stesso modo, un’area della stessa estensione fu dichiarata Zona Intangibile dei popoli Tagaeri e Taromenani. Nel 1989, l’UNESCO dichiarò il PNY Riserva della Biosfera. Al di fuori dell’area di protezione vivono anche un centinaio di comunità quechua, riunite dal 1975 nella Federazione Unione dei Nativi dell’Amazzonia Ecuadoriana.
Il PNY si estende tra i fiumi Yasuní, Conocaco, Nushino e Tiputini. E’ un bosco umido tropicale con un terreno tra i 300 e i 600 metri sul livello del mare. E’ l’area protetta con la maggior estensione di tutta l’Amazzonia ed è considerata una delle maggiori riserve di biodiversità genetica del pianeta.
Secondo Acción Ecológica, il PNY ospita un totale di 2200 specie di alberi e arbusti, il maggior numero per ettaro del mondo. Inoltre, uno studio della compagnia petrolifera Petrobras ha riscontrato in un’area di solo 0,25 ettari ben 95 specie vegetali (4). Sono state registrate 90 specie di rane e rospi, cifra uguale al totale delle specie dell’America del Nord e il doppio di quelle dell’Europa (5). Si stima inoltre la presenza di 567 specie di uccelli, tra cui l’aquila arpia, un simbolo per i waorani per la sua abilità nella caccia. Le specie di mammiferi sono approssimativamente 173, se si includono i giaguari. Inoltre si sono registrate 83 varietà di serpenti, la più grande diversità dell’America del Sud. Le numerose lagune e i tanti pantani servono da rifugio per le 385 specie di pesci. Nella maggior parte dei casi si tratta di popolazioni endemiche, sopravvissute al Pleistocene. Pertanto, la fragilità ecologica del PNY è estrema.
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Entrano le industrie petrolifere

Il petrolio è il principale prodotto di esportazione dell’Ecuador, una delle sue maggiori fonti di finanziamento e di conseguimento di valute per il pagamento del debito estero. La produzione è aumentata costantemente dai 300 mila b/d del 1992 ai 500 mila b/d del 2004. Sono stati dati in concessione alle industrie petrolifere cinque milioni di ettari di terreno in tutto il paese. L’obiettivo della politica petrolifera nazionale è quello di aprire nuove zone di esplorazione e sfruttamento, incluse le zone protette e i territori indigeni. (6)
L’attività petrolifera ha avuto forti impatti ambientali nella regione amazzonica ecuadoriana. Anche la vita degli abitanti è stata danneggiata in modo significativo. Ad esempio, il popolo kichwa di Sarayacu deve sopportare la presenza della Compagnia Generale dei Combustibili (CGB), a cui è stata data in concessione un’area di 135 mila ettari del loro territorio da poter sfruttare. Nella regione del lago Agrio , dove la compagnia Chevron-Texaco ha operato tra il 1964 e il 1992, si assiste a un deterioramento ambientale, per la contaminazione del terreno e delle acque in cui si riscontrano residui tossici. Tutto ciò ha colpito 5 comunità indigene per un totale di circa 30 mila persone. Al momento, questa impresa sta affrontando in Ecuador una causa senza precedenti per i danni sopracitati e si stima che i costi per ripulire la zona possano ammontare a seimila milioni di dollari. (7)
Dalla fine degli anni Cinquanta, le aziende petrolifere sono iniziate a comparire anche nel territorio waorani. In seguito, sono state fatte concessioni irriguardose sia nella Zona Intangibile che nella Riserva della Biosfera del PNY. Si calcola che il 60% di quest’ultima sia stato consegnato alle compagnie in blocchi di 200 mila ettari.
Agli inizi degli anni Novanta, l’azienda statunitense Maxus ha costruito in quella zona una strada di 180 km. Allo stato attuale, le aziende che operano nei territori waorani e nel PNY includono, tra le altre, Respol-YPF, Petroecuador, Agip-Eni Oil, Petrobell, Petrobras, la Occidental e Vintage.
Nell’agosto del 2004 il Ministero dell’ambiente ha concesso alla Petrobras la licenza ambientale per iniziare i lavori nel Blocco 31 che le era stato dato in concessione. Il progetto riguarda la costruzione di 14 pozzi di produzione, un impianto di reflui, una strada di 37 km e uno molo sulla riva del fiume Napo. Di conseguenza, verrebbero colpiti circa 100 mila ettari della Riserva della Biosfera del PNY. Petrobras ha iniziato i lavori nel 2005.
Effetti sulla popolazione

L’incontro del popolo waorani con il resto del mondo è stato, di fatto, segnato profondamente dalla presenza delle compagnie petrolifere. Questo legame ha comportato, nel corso dei decenni, una trasformazione dell’ambiente e del modo di vivere della comunità. Sono comparse nuove malattie come l’epatite B e C portando gravi conseguenze, sifilide, alcolismo, infezioni della pelle nei bambini e varie tipologie di cancro soprattutto tra le donne. Uno studio condotto da Acción Ecológica ha dimostrato, infatti, che il cancro è responsabile del 32% delle morti nelle zone petrolifere dell’Amazzonia ecuadoriana, un dato superiore alla media nazionale che è del 12%.(8)
Per favorire i propri interessi, d’altra parte, le compagnie favoriscono divisioni e scontri tra le diverse comunità. Per ridurre ogni forma di resistenza da parte di queste ultime, sferrano un attacco diretto ai valori della vita comunitaria, ingannando, corrompendo, confondendo e screditando i leader delle organizzazioni. Come evidenziato dagli osservatori internazionali, le compagnie petrolifere come EnCana e Repsol-YPF sono riuscite a creare una relazione di controllo, dominazione e dipendenza con le comunità waorani, violando i loro diritti in quanto popolo indigeno.(9)
Per facilitare le operazioni, le compagnie incoraggiano la firma di discutibili accordi e patti con i leader delle comunità. Maxus, ad esempio, è riuscita ad ottenere la firma di un accordo ventennale con i waorani, in lingua inglese e alla presenza, a Quito, dell’incaricato per il Commercio dell’Ambasciata degli Stati Uniti. Nel 1993, Repsol-YPF ha partecipato ad un “patto di amicizia ”, impegnandosi a versare 600 mila dollari l’anno alla Organizzazione delle Nazioni Huaorani dell’Amazzonia Ecuadoriana (ONHAE) per sostenere progetti legati allo sviluppo. Le imprese si affidano, solitamente, a consulenti che portano a termine i negoziati. È il caso della Entrix, consulente statunitense che è intervenuto nell’accordo firmato tra la ONHAE e Petrobras. Grazie a questo accordo, l’impresa brasiliana si è impegnata a versare alle comunità200 mila dollari l’anno per un periodo di 5 anni, oltre a garantire le condizioni di sicurezza in caso di incidenti petroliferi.(10)
La maggior parte del popolo waorani, tuttavia, ha manifestato la propria opposizione a questo genere di accordi, denunciando che sono stati stipulati senza tener conto del consenso comunitario. Ritengono che il denaro generi un sistema di dipendenza che minaccia il loro tradizionale modo di vivere. Assicurano che le compagnie sono arrivate ad offrire razioni alimentari, al fine di compensare l’impatto negativo che le loro attività hanno avuto su caccia e pesca. Inoltre affermano che le imprese si mostrano molto generose quando si verificano incidenti e versamenti di petrolio greggio.
Il conflitto
Secondo Acción Ecológica, le attività previste da Petrobras nel PNY mancano di un piano effettivo di sicurezza e protezione ambientale.(11) I percorsi dell’oleodotto e della strada tagliano il bosco, otto attraversamenti di fiume e 110 paludi. Non è stato calcolato che impatto avranno i lavoratori sull’ecosistema né è stata prevista la pulizia dei rifiuti inquinanti e tossici.(12)
Nel 2004, scienziati di tutto il mondo hanno lanciato l’allarme sugli effetti derivanti dalla costruzione della strada di Petrobras nel PNY. Hanno inviato un comunicato all’allora presidente dell’Ecuador Lucio Gutiérrez, al presidente del Brasile Lula da Silva e alla Petrobras. La strada è una reale minaccia per la biodiversità e per gli abitanti del PNY.
Nel settembre dello stesso anno, il popolo waorani ha celebrato l’VIII Congresso nella comunità di Toñampari. I 400 delegati che hanno presieduto in rappresentanza delle 38 comunità hanno deciso di opporsi all’apertura di nuovi pozzi nel PNY. Sono stati concordi nel rispettare gli accordi previamente firmati dalla precedente dirigenza dell’ONHAE con le imprese petrolifere, ancorché avessero scelto un nuovo direttivo che si è compromesso a consultare le comunità prima di ogni decisione.
Petrobras, comunque, non ha adempiuto al finanziamento dei progetti come stabilito.(13) Ha provato, inoltre, a stipulare accordi separati con alcune comunità, senza la previa approvazione dell’ONHAE. Così il 1° luglio 2005, il popolo waorani ha annunciato la rottura degli accordi con Petrobras. La decisione è stata presa anche a causa dell’inizio, nel mese di maggio, dei lavori per la realizzazione della strada nel PNY da parte dell’impresa brasiliana, ignorando tutti gli avvertimenti.
Il 5 luglio, la Confederazione Nazionale Indigena dellEcuador (CONAIE) ha chiesto al governo, retto da Alfredo Palacio, la rescissione dei contratti a tutte le imprese che stavano violando i diritti ambientali e quelli delle popolazioni indigene. La CONAIE ha denunciato a sua volta Petrobras, Repsol-YPF e la Occidental per l’atteggiamento prepotente nei confronti delle comunità.
Per dar rilievo alla sua protesta contro gli abusi di Petrobras e manifestare pubblicamente la sua posizione sul conflitto petrolifero in Amazzonia, la ONHAE a sua volta, ha organizzato una manifestazione a Quito, il 12 luglio.(15) Due giorni prima sono arrivati dalla selva 120 indigeni waorani. La protesta è stata appoggiata dalla CONAIE, dalla Commissione d’Affari Indigeni del Congresso, da Acción Ecológica e da altre organizzazioni nazionali e internazionali. Ricevuti dal Congresso, hanno consegnato una lettera in cui si esige la sospensione per un periodo di 10 anni delle attività petrolifere nel PNY. Hanno chiesto, inoltre, al presidente Lula da Silva il ritiro della Petrobras dal loro territorio.
La posizione delle donne
Durante il conflitto con le imprese petrolifere, le donne waorani hanno svolto un ruolo decisivo. Hanno rifiutato gli accordi sottoscritti con le compagnie, partendo dalla convinzione che il denaro trasforma la vita comunitaria del loro popolo. Hanno manifestato, soprattutto, una chiara consapevolezza delle conseguenze della distruzione del PNY.(17) Hanno dimostrato di essere disposte, inoltre, a impedire che i propri figli si convertano in manodopera a buon mercato per le imprese. Sembra che la rottura dell’accordo con la Petrobras abbia risposto in gran parte alla pressione esercitata proprio dalle donne waorani. La manifestazione svoltasi a Quito nel mese di luglio ha registrato una massiccia presenza di donne, le quali hanno avuto una partecipazione attiva anche all’VIII congresso del 2004. Il loro rifiuto alle compagnie petrolifere significa, senza dubbio, difendere la vita e la cultura del popolo waorani.
La posizione delle donne waorani è stata chiaramente espressa nei fori nazionali ed internazionali da Alicia Cahuiya, Presidente della Associazione delle Donne Waorani della Amazzonia Ecuadoriana (AMWAE)(18) Presente alla IV Sessione del Foro Permanente per gli Affari Indigeni, tenutasi nel mese di maggio 2005 a New York, ha sollecitato il governo ecuadoriano a rescindere i contratti petroliferi, come misura di protezione dei diritti dei popoli indigeni. Ha chiesto inoltre la visita del Relatore Speciale per i Diritti Indigeni al territorio waorani, ed ha insistito nell’esigere una moratoria di 10 anni per le attività petrolifere nel PNY.
Petrobras nei guai
Dopo il rovesciamento di Lucio Gutiérrez come conseguenza della mobilitazione popolare dell’aprile 2005, il governo di Alfredo Palacio è stato costretto a considerare la posizione dei popoli indigeni sul tema del petrolio. Nel giugno 2005, l’Ispettorato delle finanze ha dato inizio ad una inchiesta in merito alla licenza ambientale rilasciata alla Petrobras l’anno precedente per operare nel PNY. Il mese successivo, dopo la marcia degli indigeni waorani su Quito, il governo si è impegnato a modificare gli accordi che riguardavano il loro territorio.
Il Ministero dell’ambiente, a luglio ha deciso infine di sospendere temporaneamente le attività d Petrobras nel PNY, inclusa la costruzione della strada e di un ponte sul fiume Tiputini. Si è discusso dell’esistenza di possibili irregolarità nel processo di concessione della corrispondente licenza, e dell’inadempimento di diverse specifiche tecniche(19). Si tratta di capire se Petrobras ha evitato di prendere in considerazione delle alternative che potessero minimizzare l’impatto ambientale del suo progetto. Il governo ha dichiarato che le relazioni tecniche decideranno in merito di fatto se sospendere definitivamente la licenza all’impresa.
La reazione di Petrobras e del governo brasiliano è stata immediata. La compagnia petrolifera ha presentato una richiesta di rigetto al Ministero dell’Ambiente, nel momento stesso in cui ha avanzato ricorso di amparo presso i tribunali ecuadoriani(20). Il governo brasiliano, da parte sua, ha esercitato una qualche pressione attraverso la sua ambasciata di Quito. Inoltre, il presidente Lula da Silva ha inviato una missiva al presidente Palacio, manifestando la sua preoccupazione per le decisioni che riguardano gli investimenti di Petrobras, stimati in 150 milioni di dollari.
La posizione del governo brasiliano, senza dubbio, ha provocato diverse reazioni nel paese. La Rete Brasiliana per la Giustizia Ambientale (RBJA)(21) e altre organizzazioni sociali in un documento pubblico, hanno espresso il proprio consenso con le decisioni del governo dell’Ecuador. La RBJA, inoltre, è stata una delle organizzazioni internazionali che nel 2004 hanno visitato l’Amazzonia ecuadoriana, dando risposta alle denunce sulle possibili violazioni dei diritti umani da parte delle compagnie petrolifere.
Nella difficile lotta del popolo waorani in nome della propria cultura e del proprio territorio è senza dubbio indispensabile l’appoggio della società ecuadoriana e della comunità internazionale. La sua resistenza è un contributo inestimabile allo sforzo che prima o poi l’umanità intera dovrà intraprendere se vuole continuare ad abitare il pianeta.

Note:

1- http://www.waorani.com
2- Luis Angel Saavedra. "Indígenas declaran guerra a Petrobras en defensa de sus tierras". Latinoamerica Press. Quito, 27 de julio de 2005
3- Lydia Rodríguez. "Entrevista al antropólogo Fernando García". AIBR. Revista de Antropología Iberoamericana. Nº. 37. Quito, marzo-abril de
4- "Ecuador: el Parque Nacional Yasuní en peligro por actividades petroleras de Petrobras" in: http://www.ecoportal.net, agosto de 2005.
5- Santiago Ron. "Anfibios del Parque Nacional Yasuní". Departamento de Ciencias Biológicas y Museo de Zoología. Pontificia Universidad Católica del Ecuador. Quito, marzo de 2001.
6- Esperanza Martínez. "Mujeres víctimas del petróleo y protagonistas de la resistencia". Movimiento Mundial por los Bosques. BOLETIN, Nº 79. Febrero,.
7- Consultare il sito: http://www.chevrontoxico.com
8 Esperanza Martínez; Art.cit.
9 http://www.ecoportal.net.; Art.cit.; http://www.mwr.org.uy/paises/Ecuador/yasuni.html.
10 Luis Angel Saavedra; Art. cit.
11 http://www.ecoportal.net; Art.cit.
12 Acción Ecológica-Oil Watch. "Petrobras en el Yusuní. Comentarios al estudio de impacto
ambiental del Bloque 31". MWR. BOLETIN, Nº 86. Mayo de 2004.
13 Esperanza Martínez; Art. cit.
15 Luis Angel Saavedra; Art. cit.
17 Esperanza Martínez; Art. cit.
18 Creata mediante la Risoluzione 825 del CONAMU (Consiglio Nazionale delle Donne Ecuadoriane), il 7 gennaio 2005. L’obiettivo principale _ quello di trovare alternative che possano migliorare la qualit_ della vita del popolo waorani. Alternative che devono necessariamente fondarsi sul rispetto della cosmovisione indigena e dei suoi valori tradizionali. In tal senso, la difesa del PNY, fonte di sostentamento e spiritualit_, _ prioritaria ed indiscutibile.
19 "Lula intercede a favor de Petrobras" in: http://www.hoy.com.ec; agosto 2005.
20 Ibid.
21 Rede Brasileira de Justiça Ambiental: "Sociedade brasileira apòia soberania equatoriana" in: http://www.justicambiental.org.br/; agosto 2005.


Per Selvas.org Mailer Mattié
Traduzione di
Loredana Stefanelli e Rossana Amico, revisione Sonia Chialastri e Daniela Cabrera dei Traduttori per la Pace.

Mailer Mattié, Economista venezuelana, esperta di Antropologia economica e Cooperazione internazionale finalizzata allo sviluppo sostenibile.

  

La storia non è finita:

Per saperne di più: http://www.globalproject.info/art-14851.html

                    http://www.fotogiulianelli.it/ecuador/huaorani/huaorani.htm

                    http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=16&idart=10078

                    http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaNotizia.php?idnotizia=115

 

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