Il reinserimento sociale degli ex detenuti? Ci pensa lo spirito santo

In Sicilia un’Agenzia riconducibile a un movimento religioso ha avuto dal governo quasi cinque milioni per aiutare chi esce dal carcere a trovare un lavoro. Ma c’è chi contesta la scelta.

Salvatore Martinez

Il nuovo corso del reinserimento sociale dei detenuti passa dalla preghiera. E dai soldi pubblici della Cassa delle ammende, che raccoglie le multe comminate a seguito di una sentenza di condanna. Un fondo che dovrebbe essere speso per i detenuti e le loro famiglie. Un tesoretto, che si aggira intorno ai 150 milioni di euro, ma che nessuno è mai riuscito a spendere, tanto da finire al centro, ogni anno (pure nel 2010), dei rilievi della Corte dei conti. All’epoca di Roberto Castelli mancava un regolamento, con Mastella fu elaborato un piano che non andò mai in porto. Con Angelino Alfano, nuove norme hanno di fatto scippato un bel po’ delle somme disponibili per dirottarle sull’edilizia penitenziaria. Solo quel che è rimasto è stato investito per le finalità originarie del fondo: poco più di 17 milioni di euro per venti progetti che hanno come capofila il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Quasi la metà della somma è andata a due soli progetti, entrambi nella Sicilia di Alfano. E il finanziamento più corposo è stato per l’Agenzia nazionale reinserimento al lavoro (anrel), promossa dalla Fondazione Monsignor Francesco di Vincenzo di Enna, finanziata con 4.804.000 euro e gestita dal Movimento del rinnovamento nello Spirito santo. Un soggetto che, sulla carta, prevede – tra l’altro – una banca dati con seimila soggetti, l’orientamento per 1500, l’avviamento al lavoro dipendente di altre 4550, all’impresa di ulteriori 150 e in forma cooperativistica di 1100. Di fatto, però, l’ultimo rapporto della Onlus Antigone, attiva nelle carcere da tempo, definisce  Anrel sconosciuta in ambito penitenziario : “Ad oggi ha al proprio attivo l’inserimento di soli dodici detenuti”.

Il Movimento di rinnovamento dello spirito (che è radicato nella parrocchie e si proclama molto vicino al Vaticano di Benedetto XVI) aveva già avviato un progetto finanziato dalla Ucria e realizzato in terreni confiscati alla mafia e gestiti dalla Fondazione Don Sturzo. Per accedere ai fondi della Cassa, il Movimento cattolico ha fatto ricorso alla Fondazione di Vincenzo (entrambe le organizzazioni presiedute dall’ennese Salvatore Martinez), attorno alla quale si sono riuniti partner come il Comitato nazionale per il Microcredito guidato dall’onorevole pdl Mario Baccini, l’agenzia per i beni confiscati, Caritas, Col diretti, Acli e Prison Fellowship Italia.

Quest’ultima  sigla è la neonata costola italiana (al cui vertice c’è Marcella Reni, già direttrice del Movimento per il rinnovamento) dell’omonima associazione statunitense fondata da Charles W.Colon, consigliere speciale di Richard Nixon, fulminato dalla fede evangelica dopo aver sperimentato il carcere con il Watergate, tanto da dedicarsi alla “redenzione dei detenuti vittime del peccato”, la cui riabilitazione può avvenire “solo attraverso la fede”, diventando uno dei riferimenti dei teocon dell’era di Gorge W.Bush. “Le pedagogie educative e rieducative di rinnovamento spirituale dell’umano…sono la missione carismatica che la Pf Italia si prefigge di realizzare” ha spiegato Martinez, battezzando la nascita dell’organizzazione. Che, però, risulta finanziata dallo Stato come un’agenzia per trovare lavoro ai detenuti. E che, come gli altri progetti finanziati, non è mai stata soggetta a un bando di gara.

di Sonia Oranges – Il Venerdì

È  messa in risalto all’interno del sito del governo, in quello del ministero della giustizia e in quello personale del ministro, appena sotto il ritratto di Angelino che esibisce i suoi dentoni in un suadente sorriso. C’è persino su Facebook. E’ l’ultima invenzione del ministro della giustizia Alfano, l’Anrel (Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro), un’agenzia di collocamento per i detenuti, con l’obiettivo di non farli tornar dentro, di trovar loro lavoro e di collocarli nella società.

Il progetto, varato, oltre che dal Ministro della Giustizia, dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), Franco Ionta, riceverà dalla Cassa delle Ammende del
Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria la somma di 4,8 milioni di euro e sarà gestito dalla Fondazione “Monsignor Di Vincenzo”, ente morale con personalità giuridica di diritto civile ed ecclesiastico, nato nell’ambito del “Rinnovamento nello Spirito Santo”. La scelta non è piaciuta affatto nè al mondo del volontariato, nè ai Garanti dei diritti dei detenuti: “Sono degli sconosciuti, il ministro ha scelto secondo amicizie, non secondo criteri di competenza”.

La sperimentazione riguarda intanto cinque regioni, tra le quali , naturalmente, la nostra, la Sicilia.
I propositi sono ottimi: dare un’alternativa a circa 1.800 ex-detenuti: di questi avviati al lavoro, 1100 dovrebbe essere collocati in cooperative sociali, 550 come dipendenti e 150 avvieranno nuove imprese o si aggregheranno a progetti esistenti. Cento in totale le imprese che – stimano i promotori – potranno essere costituite dai detenuti. Sarà creata una banca dati dove inserire i curricula (circa seimila) dalla quale i datori di lavoro possano attingere informazioni e, eventualmente, risorse. Tra gli obiettivi, la presa in carico delle famiglie dei detenuti con la creazione di Cittadelle su territori confiscati alle mafie.

Chi guiderà il progetto di recupero è il Movimento Ecclesiale “Rinnovamento nello Spirito Santo”, di cui è presidente Salvatore Martinez, in collaborazione con altre realtà, tra cui Caritas Italiana, le Acli, Coldiretti e Prison Fellowship International. Ma questi ultimi sarebbero solo dei comprimari, a detta di Livio Ferrari, già fondatore della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia e attualmente Presidente del Centro Francescano d’ascolto e Garante dei diritti dei detenuti di Rovigo. ”Prison Fellowship Italia – spiega Ferrari – è una diramazione di Prison Fellowship International, un’organizzazione fondata e diretta da Charles Colson (ex segretario di Richard Nixon), coinvolto nello scandalo Watergate. Quel che emerge dalla loro attività è un’enorme gestione economica. Il punto è che non sappiamo altro”. Patrizio Gonnella, dell’associazione Antigone, si augura il monitoraggio di una tale somma assegnata con criteri non trasparenti. Da sottolineare, poi, che sono migliaia i volontari delle carceri italiane che non hanno mai sentito parlare dei 200.000 fedeli di “Rinnovamento Nello Spirito Santo”, nè tantomeno li hanno visti in carcere.

Questo per quanto riguarda il metodo. Nel merito entra poi Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, una delle realtà di volontariato più significative in Italia. “In un mondo complesso come quello penitenziario questi automatismi non funzionano, è noto da tempo che vanno pensati percorsi differenziati. Certe proiezioni sono irrealistiche”.

E infine una notazione a margine , il richiamo allo Spirito santo e alle sue ali ci suggerisce immagini non rassicuranti di quattrini che prendano il volo. Ma queste sono solo libere associazioni. Nulla a che vedere con la realtà. Almeno così ci auguriamo.

Argo.Catania.it

 

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta; del ministro della Giustizia, Angelino Alfano; del capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta; del presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) e della Fondazione Istituto di Promozione Umana “Mons. Francesco Di Vincenzo”, Salvatore Martinez; in cui è stato annunciato il varo dell’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro per detenuti ed ex detenuti (ANReL)

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