Anche gli Usa scartano i reattori Epr

I costi della tecnologia che l’Italia sta comprando sono sempre più incerti e i difetti evidenti.

Il reattore nucleare Epr in America, almeno per ora, non si farà: è economicamente insostenibile. La nuova mazzata alla tecnologia con la quale la Francia puntava a rilanciare la sua industria nucleare e che l’Italia vuole importare arriva da Constellation Energy, gruppo insieme al quale Electricité de France (Edf) ha ottenuto nel 2008 la licenza per un impianto da 1600 megawatt a Calver Cliffs, sulla costa del Maryland. L’Epr (European pressurized reactor) è il reattore con il quale il governo e l’Enel hanno deciso di avviare il rinascimento nucleare italiano. La decisione di Constellation Energy smentisce con evidenza le pretese di quanti sostengono che il nucleare italiano si reggerà sull’iniziativa privata, senza costi caricati su contribuenti e consumatori.    La rinuncia di Constellation Energy è stata resa nota con una lettera inviata al dipartimento Usa per l’Energia. Si comunica, in sostanza, che le garanzie statali sui finanziamenti da 7,5 miliardi di dollari necessari a costruire l’impianto sono ritenute insufficienti. Per   il colosso pubblico Edf, primo operatore nucleare al mondo, e soprattutto per Are-va, il gruppo tecnologico, anch’esso pubblico, che ha brevettato la tecnologia, è un colpo durissimo. Quello che al governo italiano è stato venduto come un gioiello hi tech si sta infatti rivelando un fallimento, con costi   fuori controllo e gravi problemi di sicurezza. Problemi che stanno mettendo fuori dal mercato il reattore prima ancora che un solo esemplare sia consegnato.    Il primo Epr che dovrebbe entrare in funzione è quello finlandese di Olkiluoto 3, in Finlandia. Avviato nel 2005, avrebbe dovuto essere consegnato nel maggio 2009 ma ha finora accumulato un ritardo di tre anni e un aumento dei costi da 2,5 a 5,5 miliardi di euro. A far lievitare le spese, oltre a problemi a livello di cantiere (strutture costruite prima di ottenere le autorizzazioni, saldature   non a norma, qualità scadente del calcestruzzo), sono gli adeguamenti in corso d’opera al progetto, soprattutto a causa dei numerosi rilievi mossi alla sicurezza, sia da parte del governo finlandese sia dalle autorità internazionali. Nel novembre scorso, le agenzie per la sicurezza nucleare di   Francia, Finlandia e Gran Bretagna hanno pubblicato una nota congiunta per evidenziare uno dei principali difetti: la mancata indipendenza tra il sistema di controllo e quello di sicurezza. Se va fuori uso il primo potrebbe non funzionare neanche l’altro. Quest’estate è intervenuta anche la Nuclear regolatory commission (Nrc) statunitense. In una lettera inviata ad Areva il 2 luglio scorso l’Nrc ha espresso perplessità, oltre che sulla mancanza di indipendenza dei sistemi di controllo e di sicurezza, anche sulla loro complessità. Poi ha riscritto alla società, accusandola   di non aver fornito risposte adeguate.    Prima ancora della rinuncia di Constellation Energy, i problemi dell’ Epr hanno fatto perdere diversi affari all’industria nucleare transalpina. Nel dicembre scorso il tandem Edf Areva ha perso una commessa da, 20 miliardi di dollari ad Abu Dhabi, in favore dei più economici reattori proposti dalla Corea del Nord. Solo sei mesi prima a un mega ordine di reattori Epr aveva rinunciato il Canada, mentre nel 2008 aveva cancellato l’ordine di un Epr un’altra società Usa e nel 2007 aveva rinunciato a un’offerta già lanciata il Canada.    La delusione Oltralpe è arrivata a un livello tale che Edf, che con Areva già aveva rapporti difficili, ha cominciato a prendere le distanze dal partner tecnologico e avrebbe iniziato a lavorare su due nuovi progetti, da mettere in concorrenza con gli Epr. Areva nel primo semestre di quest’anno ha registrato utili dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2009 e secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s, che quest’estate ha declassato il debito della società, le cose non possono che peggiorare.

di Marco Maroni IFQ

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