Castelli di cemento sul bagnasciuga

I posti barca ci saranno. Chissà se ci saranno gli yacht. In Toscana siamo arrivati a 24 mila ormeggi, ma toccheremo quota 30 mila. Il “partito dei porticcioli” unisce centrodestra, buona parte del centrosinistra e imprenditori. Nonostante le critiche di comitati, ambientalisti e tecnici che mettono in guardia sui rischi per le alluvioni, sui danni alle correnti, sulla distruzione della flora e della fauna. Sulle speculazioni immobiliari a ridosso dei moli.    Una febbre contagiosa che ha lasciato in stato comatoso la vicina Liguria, dove i posti barca sono 23 mila, uno ogni 47 abitanti, oltre 100 chilometri di moli per 300 di coste. Senza contare i 2 milioni di metri cubi di nuove case.    Adesso si passa alla Toscana. Per capire che cosa stia succedendo dalla Versilia in giù bisogna andare a Cecina, alla foce del fiume. Nicola Sangiovanni si affaccia alla veranda del suo ristorante e racconta: “Guardate questo paesaggio. Mi dispiace troppo pensare che il vecchio circolo dei pescatori, le dune della spiaggia, la pineta, tutto sarà messo in pericolo per un porticciolo. L’ennesimo”.

MA COME sarà il nuovo porto? Guardiamo le ricostruzioni al computer dei progettisti: 990 posti barca, 1.200 posti auto, 14 mila metri quadrati per la cantieristica, 5 mila di area espositiva, 2 mila per shopping e ristoranti, 10 mila per alberghi e case. Il paesaggio cambierà per sempre: un grande molo che si protende verso il largo, il porto che risale il fiume e “abbraccia” la pineta.    Le immagini degli architetti sono belle, cieli azzurri, costruzioni luminose. Ma la realtà spesso è diversa: milioni di tonnellate di cemento. Roberta De Monticelli, docente di Filosofia, da tempo si batte contro il porto. “La Regione Toscana ha già espresso parere favorevole durante la passata amministrazione (centrosinistra, ndr)”, spiega Anna Marson, assessore regionale all’Urbanistica e al Territorio. Su di lei, che non guarda troppo in faccia costruttori e sponsor politici, contavano i comitati. De Monticelli , però, non si arrende: “I progettisti non hanno tenuto conto di norme a tutela del paesaggio e dell’ambiente. Di più: la foce ricade nella riserva statale Tomboli di Cecina e nell’area naturale protetta del fiume Cecina”. Non solo: “C’è un conflitto di interessi. Il controllato è anche controllore. Il sindaco di Cecina ha sostenuto il progetto perché, dice, aiuterebbe turismo e cantieristica. Il Comune ha ceduto aree per la struttura. Uno sponsor del progetto non può sorvegliarne la corretta esecuzione”.

ITALIA NOSTRA in un dossier riporta le osservazioni di Riccardo Caniparoli, geologo e docente di Valutazione di Impatto ambientale. Che indica i pericoli: “L’erosione costiera, la distruzione dell’habitat, l’incremento di inquinamento delle acque”, senza contare i problemi per il traffico di migliaia di auto. Ma soprattutto “il rischio idraulico ed idrogeologico”. Chi vive in Toscana ricorda le devastanti alluvioni provocate dal cemento versato lungo i fiumi. Ma la memoria in Italia sparisce appena l’acqua si ritira.    Una vicenda non più soltanto locale. Intervengono nomi noti dell’ambientalismo, come Salvatore Settis: “A Cecina, su una costa già funestata da cementificazioni, si minaccia di cancellare dune e pinete per aggiungere un ‘porto turistico’ a quelli, semivuoti, a pochi chilometri di distanza”.    Stefano Benedetti, sindaco di Cecina (centrosinistra) che ha fortemente voluto il porticciolo, replica: “Il Consiglio comunale si è sempre espresso all’unanimità sul progetto. Non c’è mai stata in città alcuna manifestazione evidente di dissenso”. Ma l’impatto su un ambiente così delicato? “Il progetto ha superato i controlli, acquisito i pareri favorevoli di enti e istituzioni. È all’avanguardia per la tutela dell’ambiente”.

MA CECINA è l’ultimo tassello. C’è il contestatissimo progetto per il mega-porticciolo (mille posti) di Massa Carrara (avversato da Idv, parte di Sel e Fli) presentato per primo da Francesco Caltagirone Bellavista, gran signore dei porticcioli, a cominciare dagli scali imperiesi (Imperia e San Lorenzo) voluti da Claudio Scajola (l’ex ministro è indagato a Imperia insieme con Caltagirone per associazione a delinquere in un’inchiesta sul porto). Per non dire di Marina di Pisa. E poi Livorno, Follonica, San Vincenzo, Talamone e i mega-porti nelle regioni vicine: Fiumicino (diventerà il più grande d’Europa) e Civitavecchia, sempre realizzati da Caltagirone Bellavista con la benedizione di centrodestra e centrosinistra. A nord, alle foci del Magra, in Liguria, c’è il progetto Marinella: 900 barche. Nella società il Monte dei Paschi di Siena, la banca “rossa”. Nel cda in passato anche il tesoriere della campagna elettorale 2005 di Claudio Burlando (Pd), oggi governatore della Liguria, già ministro e padre della legge nazionale sui porticcioli, contestata dagli ambientalisti.

di Ferruccio Sansa, IFQ

Nel riquadro, il progetto del nuovo porto a Cecina. Nella foto grande, com’è oggi (FOTO FRANCESCO VILLA-LOGO)

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